Le chiese di Gaeta sono gli edifici di culto cristiani situati entro i confini dell'odierno comune di Gaeta, comprendendo quindi sia il centro abitato, sia il territorio circostante.

Storia

Le prime comunità cristiane a Gaeta comparvero, al pari della vicina Formia, non prima della fine del III secolo. In questo periodo si ebbe infatti la predicazione di Erasmo, primo vescovo di Formia. Questa dovette riflettersi anche su Gaeta, se in quegli stessi anni, secondo le agiografie, l'ex soldato convertitosi al cristianesimo Efisio vi ricevette il battesimo.

Le dimensioni dell'abitato - e della comunità cristiana - erano all'epoca ancora modeste. Una svolta si ebbe nel VI secolo con la guerra greco-gotica e la successiva invasione longobarda quando i maggiori centri romani della zona furono saccheggiati o distrutti. In questo contesto ha inizio in ottica difensiva la migrazione da parte delle popolazioni delle vicine città romane nella parte terminale della penisola gaetana. Nel giro di due secoli e mezzo, con la crescita di quest'ultimo insediamento, avviene anche il trasferimento - prima de facto e poi anche de iure, della sede vescovile da Formia (che aveva già assorbito quella di Minturno) a Gaeta.

Al 604 risale la prima menzione di una chiesa a Gaeta: si tratta di San Giorgio, edificata non più di 20 anni prima nella parte alta del castrum. San Giorgio rientrava tra le quattro parrocchie tradizionalmente ritenute le più antiche della città, assieme a Santa Maria in Pensulis, San Pietro e San Tommaso. I quattro parroci avevano almeno fino al '500 il diritto a indossare la mitra e a camminare vicino al vescovo nelle processioni. San Pietro conservava ancora il privilegio del priore mitrato alla fine del XVIII secolo.

Altre chiese sorte probabilmente nel VII secolo sono San Lorenzo, Santa Scolastica e Santa Maria del Parco. La prima era una situata in un casale nella valle di Pontone, chiamato appunto Massa Laurenziana, di proprietà del Patrimonio di San Pietro; la seconda era un'antichissima grancia dell'Abbazia di Montecassino; la terza fu scelta intorno all'842 come rifugio dal vescovo di Formia, che vi nascose anche le reliquie dei santi formiani per paura di un saccheggio saraceno. Tra il 760 e il 780 l'area fu cinta da un nuovo circuito murario, da cui forse deriva l'appellativo "de parcu".

Tra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo sono databili le chiese di San Salvatore, in un primo momento lasciata fuori dalle mura, e Santi Cosma e Damiano, in un nascente borgo a oltre 2 km dalla città murata.

Nel corso del IX secolo vengono costruite le parrocchie di Santa Maria fuori Porta, San Silviniano, Santa Irene e i monasteri di San Teodoro e Sant'Angelo in Planciano. Nel X secolo nascono le parrocchie di Santi Giovanni e Paolo, San Nicola, San Giovanni a Mare, Santa Barbara, i monasteri femminili di Santa Maria e San Quirico (anche parrocchie) e le chiese di San Giacomo (poi degli Spagnoli), San Giovanni in Fonte e Santa Maria del Molo. Dopo il 1000 e per i quattro secoli successivi fu un continuo costruire di chiese, con fasi più intense corrispondenti a periodi di maggiore prosperità economica della città.

Durante i regni di Ladislao e sua sorella Giovanna, Gaeta raggiunse forse il culmine del suo splendore, divenendo la seconda capitale del Regno di Napoli. Anche il numero di edifici religiosi funzionanti è ragguardevole: intorno al 1420 si hanno 21 parrocchie dentro le mura (in un'area di neanche 15 ettari) e 6 al di fuori, 3 monasteri benedettini femminili e 3 maschili con relative dipendenze, 1 abbazia cistercense, 2 conventi francescani, 1 domenicano e 1 agostiniano, 2 grange certosine e una ventina di altre chiese e cappelle.

Con l'avvento del periodo aragonese, la crescita economica si arrestò e la popolazione subì una lieve riduzione. Nel 1440 la parrocchia di San Ludovico, demolita la chiesa originaria per motivi militari, fu trasferita in Santa Maria di Porta. Nel 1481 alcune chiese furono soppresse e unite al Capitolo della Cattedrale dal vescovo Francesco Patrizi: Santi Cosma e Damiano dentro Gaeta, San Pantaleone, Santa Marina, Sant'Ambrogio del Monte e Santa Maria di Casaregola.

Il declino più drammatico, in tutti i sensi, si ebbe durante le guerre d'Italia del 1494-1504, vissute dai gaetani in prima persona. Il saccheggio operato dai soldati francesi nel giugno del 1495 colpì soprattutto le ricche chiese di Gaeta, devastate e private di preziosi ornamenti ed ex-voto accumulati nei secoli.

Nel XVI secolo ebbe inizio lo spopolamento di Gaeta in favore del suo Borgo, complice la costruzione dei bastioni e la conseguente forte riduzione nelle attività mercantili. La sovrabbondanza di parrocchie nella città murata divenne evidente alle stesse autorità ecclesiastiche, che decretarono l'accorpamento di numerose parrocchie nel corso del secolo. La prima parrocchia a essere abolita - non si sa con precisione quando - è quella di Santo Stefano. Nel 1519, su iniziativa dell'allora vescovo Cardinale De Vio, San Salvatore fu soppressa e annessa al Duomo con Bolla di Leone X. L'accorpamento è confermato da una Bolla di Clemente VII del 1530. Nel 1550 con Breve di Giulio II la parrocchia di San Geminiano o Santi Lucia e Geminiano fu incorporata a quella di Santa Barbara. Ben sei parrocchie propter earum vicinitatem quommodo superfluae furono soppresse nel 1569 con Bolla di Pio V: San Giorgio, Santa Irene, San Silviniano, Santi Giovanni e Paolo, San Vito, San Silvestro; la decisione fu confermata da una Bolla del 1575 di Gregorio XIII. Se si rendeva necessario ogni volta un decreto papale per confermare l'abolizione non è azzardato ipotizzare un'opposizione più o meno tenace da parte dei parroci o dei fedeli.

Tra la fine del '500 e gli inizi del '600 vengono però istituite tre nuove parrocchie nel Borgo: San Giacomo nel 1571, San Carlo nel 1620, San Sergio nel 1638. La costruzione di chiese e cappelle, soprattutto mariane, ebbe un nuovo impulso nel periodo della Controriforma. Nuovi ordini religiosi si affacciarono su una scena ancora dominata da benedettini, cistercensi e francescani conventuali: camilliani, cappuccini, scolopi e agostiniani scalzi.

Nei primi anni del '700 il numero di chiese consacrate è di nuovo molto alto. Nella relazione della visita pastorale del 9 aprile 1725 il vescovo Carlo Pignatelli rilevava con un certo compiacimento che nella città racchiusa entro le mura, in cui vivevano 2 996 persone esclusi soldati, regolari ed esposte, erano attive ben 35 chiese, tra cui 11 parrocchie e 6 monasteri. Il Borgo con i suoi 6 814 abitanti annoverava invece 4 parrocchie, 3 monasteri e diverse altre chiese e cappelle rurali.

Nella seconda metà del XVIII secolo si registra una flessione nel numero di sacerdoti, religiosi e chiese attive, che si accompagna a una certa stagnazione demografica ed economica. Il "colpo di grazia" alle attività religiose fu dato dal governo decennale francese, che abolì diverse parrocchie e quasi tutti i monasteri della città. Le chiese di Gaeta, ridotte in numero e quasi tutte versanti in cattive condizioni, videro un nuovo periodo positivo nei nove mesi di esilio di Pio IX in città e negli anni successivi, quando per ordine di Ferdinando II molte chiese furono restaurate o ricostruite e alcune cappelle edificate ex novo.

Con l'Unità d'Italia la situazione per le chiese, in particolare quelle pertinenti a ordini religiosi, peggiorò nuovamente con le leggi anticlericali. Nonostante ciò, la crescita demografica impedì una riduzione del numero di parrocchie, che per tutto il secolo rimasero in numero di 8.

La parrocchia di San Giovanni a Mare fu accorpata alla Cattedrale nei primi decenni del '900. La parrocchia di San Biagio cessò di fatto di esistere intorno al 1955, quando ne fu abbattuta la chiesa; de iure non è mai stata soppressa. La parrocchia di San Pietro nel 1895 era stata ufficialmente assegnata alla chiesa di San Giovanni della Porta, nel 1930 passò a San Domenico e fu infine soppressa alla fine degli anni '70. La parrocchia di Santa Lucia si trasferì in Santa Caterina e fu poi accorpata alla Cattedrale nel 1987.

Nel Borgo sussistono ancora le tradizionali tre parrocchie di San Giacomo, Santi Cosma e Damiano e San Carlo. Con il boom economico e la crescita demografica degli anni '60 furono erette due nuove parrocchie: San Nilo nel 1963 e San Paolo nel 1964. Nel 1986 fu infine eretta nominalmente la parrocchia di Santo Stefano, ma l'inaugurazione della chiesa avvenne solo nel 2014. Il numero delle parrocchie si attesta quindi su sette.

Con il recente abbandono del convento dell'Addolorata da parte delle suore crocifisse adoratrici dell'Eucarestia, rimangono solamente due complessi religiosi regolari: la Santissima Trinità (PIME) e N.S. della Misericordia (SMMP). Il numero delle chiese aperte al culto è evidentemente appiattito su queste e poche altre chiese. Nonostante l'incuria e i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, rimangono però visibili e talvolta visitabili ancora numerosissime chiese sul territorio.

Legenda

Nel compilarne un elenco completo, gli edifici di culto cristiani della città sono stati sistematicamente suddivisi in due parti ("dentro le mura" e "fuori le mura") e in diverse categorie. Determinare una tassonomia delle chiese è alquanto problematico; a tal riguardo, in questa sede una più complessa classificazione posposta al nome tradizionale è stata preferita a un generico prefisso "ex". Le chiese sconsacrate (esistenti e non) sono state indicate in corsivo. Parimenti, l'intestazione "chiesa di" o "cappella di" è stata generalmente evitata, specificando per semplicità unicamente il titolare e sue eventuali modificazioni nel tempo. Apparenti ripetizioni sono dovute a riedificazioni in altro luogo od omonimia. Un ulteriore aspetto problematico è costituito dalla distinzione tra chiese e cappelle, che potrebbe indurre a considerare quest'ultime come chiese "improprie" ed estranee dello scopo dell'elenco. La distinzione è storicamente labile e non può essere facilmente ricondotta a criteri dimensionali o funzionali, come testimonia la frequente espressione chiesa seu cappella.

Edifici di culto cattolici

Edifici di culto dentro le mura

Edifici di culto fuori le mura

Edificio di culto non cattolici

Note

Bibliografia

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  • Onorato Gaetani d'Aragona, Memorie storiche della città di Gaeta, 2ª ed., Caserta, Stabilimento tipo-litografico della Minerva, 1885, ISBN non esistente.
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  • Salvatore Ferraro, Memorie religiose e civili della città di Gaeta, Napoli, Tipografia Francesco Giannini & Figli, 1903, ISBN non esistente.
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  • Codex Diplomaticus Cajetanus, collana Tabularium Casinense, vol. II, Isola del Liri, Pisani, 1958 [1887], ISBN non esistente.
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  • Salvatore Leccese, Il castello di Gaeta: notizie e ricordi, Isola del Liri, Tipografia M. Pisani, 1958, ISBN non esistente.
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  • Gennaro Tallini, Gaeta: una città nella storia, Gaeta, Edizioni del Comune di Gaeta, 2006, ISBN non esistente.
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  • Antonio Cesarale, Carlo Magliozzi e Pasquale Di Ciaccio, Il catasto onciario di Gaeta, vol. II, Gaeta, Le Nuove Scelte, 2010, ISBN non esistente.
  • Tommaso Scalesse, Mappe di Gaeta nella Real Biblioteca e nel Kriegsarchiv, in Opus. Quaderno di Storia, Architettura, Restauro, vol. 11, Pescara, Carsa Edizioni, 2011.
  • Gennaro Tallini, Vita quotidiana a Gaeta nell'età del viceregno spagnolo, Gaeta, Centro Storico Culturale "Gaeta", 2013, ISBN non esistente.
  • Associazione Culturale Golfo Eventi, Viaggio nel tempo nel quartiere La Piaja, Gaeta, Passerino, 2018, ISBN non esistente.

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DUOMO di GAETA e le altre chiese di Gaeta

Gaeta.

Gaeta

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Gaeta, la città dalle 100 chiese. Visita di alcune delle chiese